UNA TESTIMONIANZA

Nel libro "Da Quarto al Volturno" Giuseppe Cesare Abba raccontò l'impresa dei Mille come diretto testimone poiché vi aveva partecipato.
Era nato a Cairo Montenotte il 6 ottobre 1838 e, durante i suoi studi, si era avvicinato agli ideali liberali: era entrato a dodici anni in collegio presso gli Scolopi di Carcare incontrando padre Atanasio Canata, grande educatore e risvegliatore di cuori.
Scrisse il libro di memorie, pubblicato nella primavera del 1866, per accontentare le richieste degli amici.
Partecipò alla terza guerra d'indipendenza e meritò la medaglia d'argento al valor militare .
Dal 1867 al 1880 rimase a Cairo e si dedicò a promuovere l'istruzione e l'igiene.
In quella atmosfera di solitudine e di raccoglimento scrisse il romanzo "Sulle rive della Bormida".
Più tardi si dedicò all'insegnamento prima al liceo di Faenza e poi a Brescia.
Nel 1910 fu nominato senatore per i servigi resi alla patria; il 6 novembre dello stesso anno morì improvvisamente a Brescia.

Nel racconto dell'impresa, Abba si dimostra attento osservatore e fornisce interessanti informazioni sulla composizione dell' esercito di volontari che seguirono Garibaldi verso la conquista della Sicilia

"..Si odono tutti i dialetti dell'alta Italia. All'aspetto, ai modi e anche ai discorsi la maggior parte sono gente colta. In generale veggio faccie fresche, capelli biondi o neri, gioventù e vigore. Teste grigie ve ne sono parecchie; ne vidi anche cinque o sei affatto canute; ho notato fin da stamane qualche mutilato. Certo sono vecchi patrioti, stati a tutti i moti da vent'anni in qua.."

Non mancano i riferimenti agli incontri e alle conoscenze fatte durante l'impresa che mettono in luce le aspettative che poteva avere la popolazione; significativo l'incontro con frate Carmelo, che cercava per la sua gente la felicità da intendersi come un autentico miglioramento delle condizioni di vita. Ed ecco il dialogo fra il garibaldino ed il frate:


"Mi sono fatto un amico .Ha ventisette anni , ne mostra quaranta: è monaco e si chiama Carmelo. Vorrebbe essere uno di noi
- Venite con noi, vi vorranno tutti bene..
- Non posso
- Perché siete frate?
- Verrei se sapessi che farete qualcosa di grande davvero: ma ho parlato con molti dei vostri, e non mi hanno saputo dir altro che volete unire l'Italia.
- Certo; per farne un grande e un solo popolo.
- Un solo territorio.! In quanto al popolo, solo o diviso, se soffre, soffre; e io non so che vogliate farlo felice.
- Felice!Il popolo avrà libertà e scuole.
- E nient'altro
"

(tratto da Da QUARTO AL VOLTURNO di Giuseppe Cesare Abba
In: "I classici del pensiero italiano- Scrittori del Risorgimento", Ed. Treccani, Milano 2003)