SANTORRE DI SANTAROSA: ESPERIENZE GIOVANILI E RICORDI DI PINEROLO.

Santorre di Santarosa, rimasto orfano di madre, a soli sette anni entrò nella vita militare al seguito del conte Michele, suo padre: nel 1791 fu con lui in Svizzera e l'anno dopo in Savoia con la Legione degli Accampamenti che doveva impedire l'invasione francese in Italia e nella quale il conte ricopriva la carica di Maggiore.
Dopo la perdita della Savoia e la ritirata dell'esercito sabaudo, nell'inverno 1792 Santorre si trovò con il reggimento del padre a Pinerolo in qualità di cadetto.
Trascorso l'inverno a Pinerolo, nella primavera successiva seguì in Val d'Aosta il conte Michele che era al comando del posto del Piccolo San Bernardo, ma a causa di una malattia tornò a Savigliano.
Partecipò ancora, in qualità di Sottotenente dei Granatieri Reali, nel Reggimento d'Asti comandato dal padre, alla campagna di guerra del 1796 contro i Francesi dell'Armée d'Italie guidati da Napoleone Bonaparte.
Successivamente si dedicò agli studi.

Il ricordo dell'esperienza pinerolese è documentata nelle sue Confessioni .
Infatti, molti anni dopo, nel 1815, si recò a Pinerolo come Capitano della Guardia Reale per presenziare ad una festa solenne dedicata a ribenedire le bandiere sabaude e potè rivedere la città.
Visse questa esperienza con commozione ricordando gli anni della sua infanzia e le sue parole fanno emergere in modo riconoscibile la città e, nello stesso tempo, rivelano le impressioni del soldato ormai adulto che coglieva negli atteggiamenti dei commilitoni scarso entusiasmo:
"Ero premuroso di riveder Pinerolo: vi passai l'inverno del 1792 : avevo allor compito appena il nono anno di mia età e servivo come cadetto. Si formarono in quell'anno appunto i Granatieri Reali ed i Guastatori. Mi ricordo di aver fatto allora delle passeggiate alla vecchia cittadella ed al monte di S. Brigida. Dal 1793 in poi non ritornai più in Pinerolo: giuntovi dopo ventidue anni riconobbi i viali che conduceano alla Badia e la piazza d'armi: riconobbi la piazza interna ed il corpo di guardia dove feci la sentinella.
Venne l'ora de' la solenne funzione: collocato presso l'altare io la vidi riposatamente : assai più della funzione mi rese lieto lo abbracciare Cesare Taffino giunto da Savigliano, e il vedere Vespasiano Meana: vi fu dopo la benedizione una concione brevissima del colonnello ai soldati.
Le grida di viva il Re furono languide e frutto di ordine disciplinare più che di gioia spontanea. Un colonnello di risoluti e gagliardi modi avrebbe forse risvegliato nei soldati sentimenti dell'onor nazionale o dell'onor del corpo, ma io voleva un'arringa più viva, una funzione fornita di altra più guerriera solennità.
"