Alcune pagine dalla
STORIA DELLA RIVOLUZIONE PIEMONTESE DEL 1821 DEL CONTE SANTORRE DI SANTAROSA
Versione eseguita sulla 3^ edizione francese
Torino presso tutti i librai - 1850

Il racconto entusiasta e pieno di partecipazione dei giorni della rivolta:

"Sul mattino del giorno 10 (*) un'improvvisa novella si spande a Torino; la guarnigione di Fossano s'è messa in marcia, quella di Torino ebbe l'ordine di prender l'armi. E frattanto nulla si sa di Alessandria. Santarosa, San Marsano, Lisio e Collegno erano assieme: uno fu il loro pensiero: - Partiamo. Fra venti minuti San Marsano e Lisio si trovavano l'uno sulla strada Vercelli e l'altro su quella di Pinerolo; Santarosa tenea dietro a quest'ultimo.

I moti di Alessandria ebbero principio col giorno 10 marzo alle ore due del mattino, allorché il capitano conte Palma, fatte prender le armi al reggimento Genova acquartierato in cittadella, proclamò la costituzione al grido di Viva il re! I dragoni del re, guidati dal cav. Baronis e dal conte Bianco capitano il primo e tenente l'altro muovono in silenzio dai loro diversi quartieri, e riunitisi sul ponte del Tanaro, s'introducono nella cittadella per la porta ivi lasciata aperta per cura dell'uffiziale capo-posto.Vi penetra con esso loro un numero di cittadini già federati per la causa italiana, della forza di circa un battaglione; Ansaldi, tenente colonnello di Savoia, assume il comando della fortezza, compone una giunta provvisoria dei cittadini Urbano Rattazzi, Appiano, Dossena, Luzzi, e degli ufficiali Palma, Baronis e Bianco, e ne dà avviso al cav. De-Varax governatore di Alessandria, imponendogli militarmente di somministrare i viveri necessarii alle sue truppe.
Il cav. Collegno, ed il capitano d'artiglieria Radice arrivarono nella cittadella il mattino dell'11, e la stessa sera vi giunse il marchese Carlo di San Marsano. Il costui disegno di indurre fin d'allora i dragoni della regina, dei quali era colonnello in secondo, a dichiararsi per la causa della patria, era stato attraversato dal colonnello di quel corpo conte Sambuy, che avealo di qualche ore preceduto a Vercelli.
Lisio ebbe miglior ventura. San Marsano, che da due mesi appena facea parte del corpo, non vi si era lasciato vedere che pochi istanti, e quindi non era conosciuto, Lisio al contrario era l'idolo del suo reggimento.
Arrivato il giorno 10 dopo mezzogiorno a Pinerolo raduna Ghini, Pecorara, Conti, Colosso, Bruno, Capponi ed altri ufficiali devoti alla patria, e non ha che a dir loro: E' tempo di marciare. Vola alla caserma, sotto ufficiali e soldati attendevano riuniti a governare i cavalli. Il giovine capitano grida loro: su compagni, a cavallo, corriamo ove la salvezza d'Italia, l'onore del sovrano ne appellano. Le trombe squillano, il segnale d'insellare è già dato. Sopraggiunge il cav. Tana, maggiore ed unico ufficiale superiore che fosse al corpo, e Lisio a lui: - Maggiore, alla testa .- Quegli cerca temporeggiare ; ma: no, risponde Lisio, bisogna partire al momento; e rivolto ai cavalleggieri: a cavallo, amici, a cavallo, in nome del re e della patria. Non erano scorsi cinque minuti, e 300 cavalleggieri partivano alla corsa; giungeva in quel mentre Santarosa, prorompendo nel grido di : guerra agli Austriaci, e : guerra agli Austriaci ripetevano quei giovano d'ardore e di speranze infiammati.
Giunti a Carmagnola durante la notte, profittarono di breve riposo concesso al reggimento per far stampare una dichiarazione che venne distribuita ai soldati e spedita a Torino. Santarosa e Lisio non conobbero il successo di Alessandria che partiti da Carmagnola; pervenuti alle porte di Asti il giorno 11 a mezzodì, furono quivi raggiunti da San Marsano che recavasi in Alessandria.
Entrarono uniti nella città in mezzo ad una immensa folla, che attonita in sulle prime, non tardò molto a confondere il suo col giubilo dei soldati; questi raccolsero in quell'amica accoglienza dei cittadini il primo guiderdone di loro coraggiosa intrapresa. Asti è patria di Vittorio Alfieri. Il reggimento passò dinanzi alla casa in cui vide il giorno quel grande: i capi costituzionali con acclamazioni la salutarono, e già vedeano, nel loro entusiasmo, dischiudersi all'Italia quell'era di gloria, che il poeta cittadino le avea vaticinato.
Lisio e Santarosa entrarono nella cittadella di Alessandria, la mattina del 12 in un coi cavalleggieri del re. Pare che al loro arrivo il governatore si decidesse a sgombrare dalla città, locchè fece a seguito di una convenzione militare tra lui ed Ansaldi, accompagnato dal reggimento Savoia, dagli ufficiali superiori del reggimento Genova e dai dragoni del re: si diresse prima, torcendo cammino ad Oviglio, e ripiegò poscia sulla gran strada da Asti a Torino.
Sul mezzogiorno fecero loro ingresso nella città di Alessandria le truppe costituzionali. Tosto venne proclamata la costituzione sulla gran piazza, ed inalberato il tricolore vessillo. Il popolo diè libero sfogo alla gioia, e la felicità che tacita traspariva da tutti i volti, più che gli applausi della moltitudine, offriva un tenero spettacolo. Ma quel popolo saggio non fece insulto al dolore di qualche famiglia ligia alla monarchia.
Ansaldi prese il comando della divisione, Santarosa quello della città e della guardia nazionale, Collegno s'incaricò della cittadella, e San Marsano con duecento dragoni, duecento soldati del reggimento Genova, ed un forte distaccamento di guardia nazionale marciò sopra Casale
."
(*) intendasi 10 marzo 1821