LUIGI TEGAS - SAGGIO SULLA BUONA AMMINISTRAZIONE

Dando alle stampe "Interesse Generale e interessi locali", Tegas intese rendere note osservazioni e proposte (nate dalla sua esperienza a Brescia) sull' “'atto caritativo, educativo, amministrativo, sociale” che pensava potessero trovare valida applicazione anche altrove.
Riteneva che si dovesse intervenire con un'opera di riforma delle opere di beneficenza seguendo il “mutarsi dei tempi”.
Partendo dal presupposto che “i corpi morali sono i peggiori proprietarii e che la mano-morta è un danno per tutti”, proponeva “una disammortizzazione volontaria, prima che venga la forzata, vendendo all'asta i beni immobili, investendoli in fondi pubblici, crescendo il reddito e riducendo d'una buona metà le spese d'amministrazione …
Era convinto che “l'elemosina non moralizza, ma umilia; apre l'adito a parzialità ed abusi, è eccitamento d'ozio e di vizio, mentre il grande bisogno della civiltà è sollevare la plebe a dignità di popolo col lavoro e colla previdenza.” Riteneva, quindi , una scelta giusta l'aver introdotto la “carità legale” con sovvenzioni statali ai vari istituti, ma diventava indispensabile un attento controllo per garantire che “i soccorsi, in danaro, in generi, a domicilio, od alla porta” venissero assegnati “non per fini diversi dalla beneficenza, vuoi politici o religiosi”. Riteneva necessario un cambiamento di mentalità per intervenire in modo efficace sul grave fenomeno dell'abbandono dei neonati e, cioè, offrendo aiuti alle “madri povere che si trovano nella impossibilità di allattare i loro bambini” invece di ricorrere alla “ruota degli esposti” o agli ospizi per trovatelli. Si trattava, però, di agire per “correggere l'opinione pubblica e incoraggiare le madri a tenere con sé il frutto del loro fallo …
Luigi Tegas vedeva nell'educazione (in senso di autentica formazione e non solo intesa come istruzione per tutti) il solo modo per risolvere i problemi sociali e, quindi, chiedeva un miglioramento del sistema scolastico assicurando locali idonei, personale preparato ed equamente rimunerato, metodi d'apprendimento finalizzati a stimolare la “curiosità d'osservare e d' apprendere“ e adeguati provvedimenti per rendere effettivo il principio dell'istruzione obbligatoria. Luigi Tegas era favorevole alle scuole “miste d'ambo i sessi dirette da maestre”. Era sostenitore di una netta separazione tra potere politico e religioso anche e soprattutto in campo scolastico; per dare un aiuto ai comuni proponeva una “lieve tassa sugli allievi agiati … imperocchè il principio democratico dell'istruzione gratuita non dovrebbe intendersi che a favore dei bisognosi e nullatenenti.”
Affrontando l'importante questione della sicurezza pubblica, Tegas sosteneva la necessità di applicare in modo severo le leggi, potenziare il numero degli agenti della forza pubblica, assicurare maggior prestigio all'arma dei carabinieri, prevedere non solo mezzi preventivi, ma anche “mezzi repressivi, pronti ed efficaci”. Sosteneva il principio dell' indipendenza dal Governo della magistratura, da ritenersi “al disopra de' partiti”.
Tegas era favorevole all'abolizione della pena di morte, ma riteneva si dovesse procedere prima ad una riforma del sistema penitenziario consistente nel migliorare le “carceri correzionali” all'epoca vere “scuole a nuovi delitti” e nel prevedere la deportazione per i detenuti colpevoli dei crimini più gravi e per i recidivi.
Affrontando il discorso più generale dell'amministrazione, ne rilevava i difetti individuandone le cause nell'eccessivo proliferare di leggi, nella confusione spesso creata dalla stampa, nell' “infedeltà” del contribuente e nella presenza di personale incapace negli uffici pubblici.
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