Viale Vittorio Emanuele II
Il viale che, parallelo a Via Finestrelle, va da via dei Mille a Viale Piazza d'Armi è dedicato a Vittorio Emanuele II.

Vittorio Emanuele, primogenito di Carlo Alberto di Savoia-Carignano, re di Sardegna, e di Maria Teresa d'Asburgo-Toscana, nacque il 14 marzo 1820 a Torino in Palazzo Carignano, ma trascorse i primi anni di vita a Firenze (dove il padre era stato costretto a trasferirsi, quando sul trono era tornato Carlo Felice), educato ad una severa disciplina militaresca.
Non assomigliava al padre e sulla sua vera paternità girarono parecchie voci.
Salì al trono piemontese a soli 29 anni, in seguito all'abdicazione di Carlo Alberto dopo la sconfitta di Novara del 23 marzo 1949 (1° guerra d'indipendenza) e firmò con gli Austriaci l'armistizio di Vignale. Ottenne un'attenuazione delle condizioni, ma dovette assicurare mano dura con il partito democratico, sconfessando l'operato del padre; si rifiutò però, unico sovrano in tutta la Penisola, di ritirare la costituzione (Statuto Albertino).
Ben due volte sciolse il Parlamento che non intendeva assecondare le sue aperture, rivolgendosi alla popolazione con il Proclama di Moncalieri.
Nel 1842, ottenuto il grado di generale, sposò Maria Adelaide, figlia dell'arciduca Ranieri, ed ebbe 6 figli.
Nel suo lungo regno rivelò ottime doti militari e grande conoscenza dell'animo umano. Divenne molto popolare. Mostrò ben presto di aver capito lo stretto legame che ormai univa la causa sabauda e la causa italiana: l'unità nazionale deve non poco alla sua iniziativa e alla sua fermezza.
Nel 1855, su sollecitazione di Cavour, mandò in Crimea i bersaglieri piemontesi, che si distinsero nella battaglia della Cernaia. L'eco della vittoria riabilitò l'esercito sardo (sconfitto nella 1° guerra d'indipendenza) e offrì a Vittorio Emanuele l'opportunità di un viaggio a Londra e a Parigi per sensibilizzare i regnanti alla questione piemontese.
I rapporti tra Francia e Regno di Sardegna si fecero sempre più intensi. Nel luglio 1858 a Plombières Cavour incontrò segretamente Napoleone III. Gli accordi verbali prevedevano la cessione di Nizza e Savoia in cambio dell'aiuto militare francese e del permesso a creare un Regno dell'Alta Italia sotto i Savoia.
Nel 1859, seconda guerra d'indipendenza, Vittorio Emanuele II combatté con valore nelle battaglie di Solferino e San Martino contro gli Austriaci, ma dovette rassegnarsi, suo malgrado, nonostante le parole pronunciate all'apertura del Parlamento, al voltafaccia dell'alleato Napoleone III, che, spaventato dalle insurrezioni del centro Italia, improvvisamente concluse con Francesco Giuseppe l'armistizio di Villafranca.
L'Austria dava a Napoleone, che la passava a Vittorio Emanuele, la Lombardia; intanto i plebisciti in Emilia, Romagna, Toscana confermavano l'annessione al Piemonte.
Nel 1860 il Re appoggiò la Spedizione dei Mille di Garibaldi in Sicilia, che Cavour in un primo tempo osteggiava, ma fermerà Garibaldi stesso nella sua avanzata verso Roma (Incontro di Teano).
Nel 1861 fu proclamato re d'Italia per grazia di Dio e volontà della Nazione.
Il 18.02.1861 il Parlamento rinnovato da Cavour comprendeva deputati di tutte le regioni annesse. Il 17 marzo il parlamento proclamò la nascita del Regno d'Italia: Vittorio Emanuele II assume per sé e per i suoi successori il titolo di re d'Italia.
Nei vent'anni successivi il Re Galantuomo si dedicò al consolidamento del regno e delle istituzioni.
Dopo la breccia di Porta Pia, proclamata Roma capitale, Vittorio Emanuele II vi si stabilì nel 1871 e s'insediò al Quirinale, che era stata la sede politica del papato.
Morì a Roma il 9 gennaio 1878 e fu sepolto nel Pantheon, nonostante il suo desiderio di essere tumulato a Torino, nella Basilica di Superga.


 

 

F.lli Bandiera